di Giacomo Bollini
Le feste oramai sono alle spalle, nella casa di tutti gli italiani, proprio in questi giorni, si sono senza dubbio accumulati “dolci avanzi” dalle varie confezioni regalo, dalle calze, dai doni ricevuti da grandi e piccoli. Quante volte in situazioni come queste, un pacchetto di caramelle finisce dentro un cassetto, in fondo alla credenza, dimenticato, per essere poi ritrovato, oramai immangiabile, mesi dopo. Quante volte in casa dai nonni, da bambini, abbiamo trovato vecchie caramelle appiccicose o irrimediabilmente indurite dentro quei portadolci di porcellana o metallo, tipici delle case dei nostri anziani e che le nonne continuavano ad offrire per mesi agli ignari ospiti? Oggi i dolci sono di consumo quotidiano, i supermercati hanno reparti traboccanti di ogni ghiottoneria immaginabile. La caramella e il cioccolatino non sono più le leccornie attese e sperate di un tempo, ricevute e consumate solo durante le feste o il compleanno. Anche loro sono diventati beni di largo consumo. Un’ennesima testimonianza di come sono cambiati i tempi. Nel mondo di cento anni fa, quello della Grande Guerra, la caramella era praticamente un bene di lusso a cui non tutti potevano accedere. Sicuramente nelle realtà agricole di cui era caratterizzato il Regno d’Italia, non tutti gli spacci ne erano forniti. Con il conflitto e con l’input fondamentale dettato dalle esigenze belliche di incrementare il più possibile la diffusione del cibo in scatola, anche le caramelle ed in generale i dolciumi inscatolabili ebbero il loro piccolo spazio. Sebbene non possano certamente dirsi un ritrovamento comune, non mancano nelle vetrine dei collezionisti di alimentari della prima guerra mondiale, le scatolette di questo genere. Con grande sorpresa possiamo però vedere che, in questo settore di nicchia, le cose sono cambiate poco rispetto a cento anni fa.
Fra gli esemplari più comuni di scatolette di caramelle che si rivengono ancora oggi nelle cosiddette “discariche” dei grandi accampamenti di soldati, vicino alle baracche, vicino ai forti, ci sono marche che ci suonano molto familiari. E’ il caso ad esempio delle famosissime caramelle Valda. La stessa forma e lo stesso design della scatoletta non sono assolutamente cambiati. Le Pastiglie Valda nascono in Francia, nel 1905, ad opera del visionario farmacista Henri Edmond Canonne, con l’intento di lenire le infezioni alle vie respiratorie. Da subito riscossero un enorme successo, tanto da essere commercializzate in Italia già dal 1908 ed essere poi esportate in oltre 30 Paesi negli anni successivi.


Discorso del tutto simile si può fare per le caramelle Sperlari, che oggi si trovano solo nei sacchetti di plastica, privi di quel fascino e di quell’eleganze che avevano invece le scatolette. La storia delle caramelle Sperlari inizia nel 1836, in una piccola bottega di Cremona che vendeva inizialmente torrone e mostarda. Poi negli anni arrivarono le caramelle.


Un’alternativa alle caramelle poteva essere rappresentata dalla mostarda dolce o dalla frutta in gelatina. In questo caso, purtroppo, delle marche di questi prodotti si sono perse le tracce. La Malaguti Mostarde Genova non esiste più. Mentre la Dondi Mostarde, marchio storico cremonese, è stata acquisita e ceduta a grandi marchi che l’hanno assorbita.
Questi ritrovamenti così singolari rivelano altri particolari della vita del soldato in trincea, dove una piccola caramella poteva dare sollievo ad una bocca riarsa dalla sete e guastata dalla cattiva alimentazione.
Quante cose che ci raccontano questi oggetti recuperati!
Le scatolette riprodotte in foto appartengono alla collezione del nostro socio Fabrizio Pini, che ringraziamo.

