Qualche mese fa pubblicammo un articolo insolito che dibatteva dei nomi propri di persona che prendevano spunto da luoghi storici della Grande Guerra. Nato quasi per scherzo, l’articolo ha avuto una buona diffusione. L’appello con cui si concludeva, che invitava i lettori a scriverci per segnalare nomi simili ha sortito effetto. Per chiudere quindi questo piccolo excursus su un tema così particolare, abbiamo pensato di riportare quanto ci è stato inviato e tirare le somme.
È indubbio che questo fenomeno onomastico abbia avuto un certo rilievo negli anni a seguire di ogni singolo grande conflitto combattuto dalle truppe italiane. Spesso il ricordo di questi luoghi di sofferenza, anche in seguito alla pratica del “voto”, oramai in disuso ma all’epoca diffusissima, rivivevano quindi nei nomi dei figli e dei nipoti, per perpetuare la memoria di un avvenimento importante come il decesso di un caro, una grazia ricevuta, uno scampato pericolo, un atto eroico.
La componente patriottica, come abbiamo già accennato nell’articolo precedente, ebbe la sua importante parte, in particolare durante il fascismo.
Dal libro “La Romagna dei nomi” di Tino Della Valle, segnalatoci a seguito del nostro primo articolo, emergono particolare molto curiosi. Anche lo stesso periodo di neutralità dell’Italia nel 1914 ebbe i suoi effetti onomastici. Ricordiamo che questa analisi prende in considerazione solo la Romagna. Nati fra l’estate del 1914 e la primavera del 1915, si segnalavano dei Neutro e dei Neutra, ma anche Disarmo, Conciliazione, Pace Concordia, ma anche nomi provenienti “dall’altra parte della barricata”, per figli di interventisti: Irredento, Trieste, Trentina, Dalmazio, Dalmatico, Dalmato, Serbio.
Nel libro, inoltre, sempre a suffragio di quanto da noi già accennato, si enumerano altri nomi “bellici”: Nervesa, Hermada, Gorizia (e Gorizio), Oslavia (incredibilmente sorella di un Flondar!), Podgora, Vodice, Sabotino, Rovereto, Tolmino, Montello (e Montella), Carso, Calvario, Plava, Gradisca (non a caso ripresa da Federico Fellini nel suo film “Amarcord”). Ma anche Lusitania, in ricordo del transatlantico americano affondato nel maggio 1915: una storia che fece molto scalpore. Altri nomi provenivano d’oltralpe: Marna, Verdun, Belgio e addirittura Joffre, in onore del maresciallo Joseph Joffre, comandante in capo delle forze armate francesi fra il 1914 e il 1916. Sempre dal fronte francese proviene il nome di un Bligny, storico luogo di combattimenti delle truppe italiane sul fronte francese e sito del più importante dei sacrari di caduti italiani sul fronte occidentale.
Non deve sorprendere quindi di trovare anche un Cadorna (di Diaz, e dell’equivoco sul “firmato” abbiamo già parlato). Ad altri bambini furono affibbiati nomi dei grandi martiri italiani della guerra, come ad esempio, Nazario Sauro (spesso con due nomi distinti, come ci insegna, per esempio, la storia dell’ardito Giovanni Degli Esposti, che battezzò due dei suoi figli con i due nomi sciolti Naz(z)ario e Sauro. Ma vi furono, sempre secondo lo studio del Della Valle, anche dei Battisti, dei Damiano (per Damiano Chiesa) degli Oberdan. Singolare il caso di due fratelli, maschio e femmina, rispettivamente Cesare e Battista.
Celebrativi furono i nomi Vittorio Veneto, Trentoredento, ma anche Pace, Pax e più semplicemente Vittorio e Vittoria.
Ma, come abbiamo detto, anche le guerre coloniali ebbero il proprio effetto sull’onomastica. Basti citare le molteplici Adua e Dogali nati a fine Ottocento (ed oltre, come, ad esempio, Don Dogali Busi, parroco di Pioppe di Salvaro e di Malfolle prima di diventarlo dell’importantissima chiesa di San Giovanni in Monte, in centro a Bologna, poi cappellano militare caduto sul fronte balcanico nel 1942, classe 1912). I reduci e gli apologeti della Guerra d’Etiopia non mancarono di ricordare i nomi dei luoghi e dei protagonisti della guerra che portò alla “conquista” dell’Impero. Riporta sempre il Della Valle di diversi Neghelli (e addirittura Neghella), un Aradam, ma anche dei Badoglio.
Un’altra pubblicazione del 1978, “Nomi d’Italia” di Emidio De Felice, analizza questo fenomeno e mette in risalto l’esito di questa indagine a livello nazionale. Il numero fra parentesi indica il numero dei censiti al 1978. I nomi riferiti alla storia della Prima Guerra Mondiale sono i seguenti:
Adige (150) – Asiago (100) – Badoglio (25) – Cadore (100) – Cadorna (130) – Carso (60) – Cortina (100) – Dalmata (60) – Diaz (100) – Gorizia (2.250) – Gradisca (200) – Isonzo (150) – Istria (150) – Lusitania (200)- Marna (700) – Montello (50) – Oberdan (2.000) – Oderzo (70) – Oslavia (300) – Piave (50) – Plava (130) – Pola (500) – Sabotino (50) – Tolmino (1.300) – Verdun (35).
Trattandosi tutti di numeri tondi, è probabile che siano stati arrotondati.
I nomi che invece fanno riferimento alle guerre coloniali o risorgimentali rinvenuti in questa pubblicazione sono i seguenti:
Ain Zara (100) – Aden (130) – Ambalagi (50) – Asmara (1.100) – Bengasi (500) – Derna (7.500) – Dessiè (100)- Dogali (150) – Goito (50) – Gondar (70) – Libia (1.400) – Macallè 25) – Sirte (150).
Seguì poi il periodo dei Benito, Romano, Rachele, Edda, Vittorio, Littorio ecc..-, ma questa è un’altra storia.
